Ultimo Urlo - Inviato da: Panzerfaust - Sabato, 02 Gennaio 2010 15:56
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Le Donne Soldato

.: Le Donne Soldato

di Michele Bedeschi

 

Rispondo ad Alda Vizzotto Turola, ex ausiliaria della R.S.I., che prima mi telefona, poi mi invia un articolo del "Secolo d'Italia" sul servizio militare femminile.

L'ho letto, riletto l'articolo; i miei occhi sono anche rimasti colpiti dalla data del giornale: 29 luglio 1998, l'anniversario della nascita del "nostro" Duce, non del loro.

Lungo, pesante lo scritto: sembra di leggere un resoconto della "Repubblica" o di "Liberazione". Non conosco l'autrice ma me la immagino somigliante alle teleascoltatrici dei giornali della 3° rete TV.

Due volte nomina e sottolinea le donne-soldato americane e gli stati che per primi hanno voluto nei loro eserciti le donne .

L'Italia è dunque il fanalino di coda; "la donna italiana entra oggi nell'esercito non più come ausiliaria-mascotte, ma con una valenza etico-politica, per avere poi l'accesso alle accademie e ai più alti gradi, anche fino a generale, con prebende da generale.

Non una parola sulle donne che a migliaia servirono l'Italia , volontarie negli ultimi due anni di guerra. Nemmeno ricorda le crocerossine che prima operarono in Italia, in Grecia, in Africa, in Russia, sulle navi ospedale, sui convogli, sui treni.

Come ha fatto, signora Maria Germontani, a dimenticarsi delle ausiliarie che accorsero volontarie nei numerosi centri, nelle scuole ove si preparavano a seguire i fratelli in armi, ad Anzio, sul Senio, in Garfagnana, in alta montagna, in grigio-verde , magari con le penne di alpino?

Non erano "mascotte", erano giovani, giovanissime che avevano lasciato la famiglia per star vicino a dei soldati rinati, e furono pronte a tutti i sacrifici, anche alla morte. Avrei tanti nomi da scrivere, da ricordare.

A Torino, oggi, inviano le bombe a domicilio, nel maggio 1945 gettavano nel Po i corpi martirizzati delle ausiliarie prigioniere.

Per Lei, signora, trascrivo un nome solo per tutte, Luciana Minardi, sedicenne, del gruppo addetto al Btg.Colleoni della XMAS. Aveva salvato la vita a Ca' di Lugo, sul Po; veniva oltraggiata e finita a colpi di mitra il 25 maggio 1945 a Cologne Veneta, con altri famigliari. "La fede vale più della vita" gridò ai partigiani venuti appositamente da Imola, il suo paese di origine: la guerra era finita da un mese.

A Zara, a Fiume, a Pola, nei posti di ristoro dell'Istria le ausiliarie erano già scomparse.

Legga, signora, nel volume di Don Angelo Scarpellini, cosa scrivevano prima di morire e venga a vedere le nostre ausiliarie rimaste in vita, poche in verità, le venga a vedere alla loro riunione a Ponti sul Mincio o quando vengono a rincuorare gli ormai vecchi marinai della Decima. O altrimenti vada al Pratolungo di Alfonsine, vicino a Fusignano, dove c'è una chiesetta malandata. A 800 metri in linea d'aria c'è ancora il "Senio", a dieci metri dalla strada, la casa dei contadini che funzionava da comando, fureria, cucina, infermeria. Lì erano le "mascotte" del "Lupo", con un prete, don Bruno Falloni, col quale seppellivano i morti davanti alla chiesetta. Non cerchi altri nomi: lei le ha chiamate "ausiliarie-mascotte": molte furono sante.

Michele Bedeschi

 

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