Ultimo Urlo - Inviato da: Panzerfaust - Sabato, 02 Gennaio 2010 15:56
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Decima e arte

.: le poesie di Emilio Maluta

 

.: caro nipote
Caro Nipote
un giorno chiederai
perché
tu volontario
nonno
nel quarantatrè
......forse non ci sarò
a rispondere
io quindi ti prevengo
Un giorno buio venne
e fu l'otto settembre L'Italia ad una scelta
tradire
ed invertire la rotta
e poi filare
in coda ai vincitori
o continuare
in alto mare
nella via dell'onore
militare.....
Non ebbi dubbi
a viso aperto
continuare
e dissi:
"..fosse anche la mia
purchè l'Italia viva.."
Perché
negli anni verdi
allora
io imparai
sopra ogni cosa
l'amor di patria
Nella preghiera
che recitai ragazzo
non ci fu posto
per giochi opportunistici
per beghe di partito
per compromessi storici
diceva :
"Signore

che accendi ogni fiamma
che spegni ogni cuore
rinnova ogni giorno
la passione mia
per l'Italia...."
Oggi
dopo quarant'anni
tanto mi è rinnovata la passione
che sono qui a dirti
malgrado le ferite
nell'animo e nel corpo
in nome dell'amico
che mi ha preceduto
.....Caro nipote ama l'Italia.....
il nonno
che fu marò
della Decima Mas.


.:
sorella in grigioverde
Nel tempo vivo
delle spighe dorate
e di ali di farfalla
hai tessuto le giornate
col filo della Patria

La guerra ti chiese
offerte e sacrifici
e tu donasti
voti d'amore
bende ai feriti

calore ai congelati
cuore agli sfiduciati
duolo per i caduti

Con le tue sorelle
nella notte senza stelle
ravvivasti la fiamma
nella brace arroventata
delle offese
degli insulti
dello spregio

E ancora la rechi
vivida
anche se gli occhi
son di rugiada
nel ricordo di allora
quando il telaio
s'infranse
e le mani piagate
strette intorno al rubino
della tua fede
odoravano di rose.
 
.:
perchè qui
Ditemi fratelli ditemi
perché avete lasciato
le vostre case
i vostri cari
per giungere sul Senio
per essere a Tarnova
ad Anzio ed a Nettuno
in tempi così amari

Perché avete lasciato
i comodi giacigli
per le buche nell'argine
per le rocce del Carso
e le paludi
bagnate
di sudore e sangue

Perché avete scelto
il cielo aperto come tetto
il pane duro come pietra
i piedi gelati nelle pozze
il tormento delle veglie nella notte
la spirale dei sibili che uccide
la pattuglia tra i nemici che non torna

Voi appena sbocciati
sui verdi prati
della vita
Ditemi fratelli ditemi
perché avete dato l'addio
ai giochi amorosi
nelle ore
che solo in gioventù hanno sapore
Perché siete giunti qui
mano per mano
fratelli
d'Italia
qui
dove l'umano
tenta ogni ribellione dove i denti mordono pietrame dove la fame
s'accoppia alla paura
dove l'avventura
può essere la fine
dove la sorte migliore
offre solo dolore
dove s'infilan perle
alla collana del sacrificio
Ditemi fratelli ditemi
che cosa vi hanno urlato
le vostre carni
recise dalle schegge
incise dai bisturi
senza pietà

Perché avete voluto essere qui
ad ingoiare lacrime di fuoco
qui
per vivere di poco
qui per patire ad ogni amico caduto
e qui finire
fratelli
d'Italia
Mano nella mano
fino all 'ultimo fiato
perché...

E un'eco che trascende
tempo e spazi
un'eco che non muore mi sussurra
"...Qui..per amore…."

  

.: il forno di Fusignano
gennaio 1945
Buia la notte senza stelle e luna
sono rimasto solo nella neve
ferito ad una gamba in modo lieve
nel retro a un forno in terra di Romagna
lungo una via che taglia la campagna
e che dal Senio porta a Fusignano
Ho tempo di riflettere in attesa
del chiarore dell'alba a me propizio
perché scelgo la lotta e non la resa
Fugato ogni timore ed ogni dubbio
son deciso a varcar le soglie ignote
del rischio dell'azione e il non-ritorno
Non ha fragranze è addormentato il forno
non ha calore per le membra immote
il gelo morde i piedi addorme le ossa
e giunge dentro per ghiacciarmi il cuore
Spade di luce volte verso il cielo
ad additar le case devastate

fonti di suoni gemiti e lamenti
che ora mi è più agevole ascoltare
Lacrime amare
dei focolari spenti
fremiti senza vita e senza scopo
Protesta la natura
si ribella la terra dissacrata
sconvolta e tribolata
O Fusignano dimmi dove
sono i tuoi figli
le donne laboriose
le spose
e le fanciulle in fiore
con le gote di pesca
e il sorriso che attira come un esca
O Fusignano dimmi la tua storia
Quante volte hai vissuto stragi e glorie
Come cancellerai dalla memoria
questa guerra per te ospite indegna
che ti tortura
e che strazia cuori e mura

Ma nella notte senza luna e stelle
sento un sussurro giungere alle spalle
...un nemico...
Un amico che mormora il mio nome
Con il suo aiuto tornerò tra gli argini
del Senio che scorre
indifferente
alla gente che vive
alla gente che muore
Ora sento il calore
del forno senza legna e senza pane
E' il dono dell'amico generoso
che vuole rammentare
il sapor della vita da scoprire
quando a vent'anni ancora puoi sognare
Ti troverò un bel giorno
Fusignano
Ricercherò quel forno
che in una notte di duolo
in una notte senza più speranze
mi fermò
come un fantasma muto
sull'orlo di un futuro sconosciuto.
 
.:
ai paracadutisti della Folgore!

La poesia qui di seguito presentata è stata composta da Emilio Maluta in occasione del Raduno Folgore del 30 ottobre 1999
 

Rovigo, 30 ottobre 1999
Visse El Alamein la vostra gloria
Udì il vostro grido
"Folgore!"

Poi vi mancò il vento
che vi librasse in cielo
e la fortuna
che soccorre gli audaci

L'arida sabbia vi fu ingrata coltre
alcuni volarono più oltre
valicando il confine
senza ritorni

Le loro labbra
pur contratte
nell'avverso destino di quei giorni
vollero sussurrare
parole d'amore
per la Patria lontana

Parole che la sabbia
portò dentro di noi

La sabbia arida di deserto
e brunita di sangue

La sabbia densa di ricordi
che si vollero obliati
all'otto settembre
per celar l'epopea
che fu la vostra
uomini della Folgore

Ma noi sapemmo intendere
noi ricevemmo
eredi appassionati
il vostro grido

Perché anche noi dicemmo
nel fango che fu il Senio e che fu Anzio
tra le rocce di Carnia
nelle onde dei mari
tra indifferenza e insidia
"Fosse anche la mia ...purché l'Italia viva"

 

 

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